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"Tutto questo tempo è volato, quasi un battito d’ali che nonostante tutto ricordo con grande nostalgia. Infatti le emozioni  nel disegnare un vetro e di pensare alla sua realizzazione sono e rimangono l’aspetto più affascinante in tutto il percorso necessario alla sua conclusione. Ogni volta che vado a Murano mi carico di umiltà ed immagino come e quale sarà la giornata ed anche come si concluderà. Quasi sempre rientro a Bologna pienamente soddisfatto e ripercorro tutti i momenti della giornata stessa . L’emozione è sempre forte ed è questa che perpetua la mia voglia di continuare.

In tutto questo tempo sono state molteplici le mie visite e ciò mi ha permesso di realizzare diversi progetti che vorrei condividere attraverso questa pagina.
Sono pensieri, momenti di vita e di lavoro.

Entrare, vedere quell’atmosfera, guardare la gente che all’interno si muoveva fra luci ed ombre, il rumore dei forni ed i bagliori del magma crogiuoli, dava l’impressione di aver fatto un balzo all’indietro nel tempo. Mi avvicinai al maestro e dopo brevi presentazioni lui iniziò a studiarmi e soprattutto, vedendo la cartella mi sollecitò a presentargli quanto e cosa avrebbe dovuto realizzare.
Quasi con pudore presi in mano quei fogli e timorosamente iniziò il mio racconto intorno all’ idea di sviluppare quelle forme. Completamente digiuno di quella conoscenza rimasi più volte interdetto ad ogni sua domanda tesa a chiarire quali dovessero essere gli effetti di colore e la scelta delle dimensioni per ciò che stavo per fare.
Pochi minuti e si stemperò quella tensione che mi possedeva; il maestro al contrario della prima sensazione non era burbero, ma bensì consapevole e disposto a prendermi per mano per guidarmi  e percorrere con lui questo tortuoso cammino. Tutto questo è accaduto più volte, anzi ogni volta che mi sono recato alla fornace è sempre stato un momento di arricchimento e di maggiore disinvoltura nei confronti di questo materiale che diventava sempre più gestibile e di maggiore intesa con il maestro che via via si lasciava andare anche a sorrisi ironici. Le sue parole erano più morbide, i suoi atteggiamenti nei miei riguardi più semplici e disinvolti. Ecco che si era fusa l’alchimia, il contatto aveva acceso i nostri animi ed eravamo pronti a cominciare. Tutto nasceva con molta spontaneità. Io alla lavagna cercavo di tradurre le dimensioni, gli spessori, di chiarire punti  poco chiari.
Iniziava il lavoro, le canne,i ragazzi, il maestro, io, tutti procedevamo nella stessa direzione e lentamente l’oggetto prendeva forma dopo essere stato manipolato con maestria. Naturalmente la forma era in essere le dimensioni rispettate, ma l’opera era ancora mancante. Nella sua totalità tutto era controllabile, ma non il colore, gli effetti, le miscele delle quali l’oggetto era stato intriso. Sì,  perché tutto nell’aspetto rovente presentava una monocromia che lo rendeva illeggibile nel suo aspetto finale. Mani esperte con pinze strane trasportano l’oggetto nel forno di raffreddamento dove è necessario che rimanga a decantare per non subire traumi di temperatura che potrebbero causare screpolature , distacchi o anche rottura dell’oggetto stesso. A quel punto si interrompe il momento magico della costruzione per rimanere nell’attesa che la maturazione esalti la scelta dei colori, che si manifesti in tutta la sua pienezza la scelta fatta degli abbinamenti di colore e degli effetti prodotti dall’inserimento di venturine o foglie d’oro o d’argento, di filigrane o murrine o di quant’altro. A questo punto si esaurisce il momento creativo e di simbiosi fra il maestro e l’artista. Si rimane spiazzati, impotenti, si deve solo aspettare. Solo il giorno seguente si toglie l’oggetto dal forno e a questo punto una nuova emotività si accende nel prendere visione dell’opera che rilascia tutta la sua lucentezza, tutte le sfumature si esaltano, i contrasti si manifestano con evidente compiacimento, ma non è finito: inizia ora il lavoro di pulitura, di rifinitura, di molatura per togliere tutte le imperfezioni prodotte dalla lavorazione. E’un altro lavoro, un altro momento che richiede esperienza e sensibilità nel saper interpretare quanto si era voluto fare e soprattutto come lo si era voluto fare. Anche in questo caso il dialogo d’intesa e di interpretazione diventano fondamentali. Esaurita questa procedura, finalmente  l’oggetto  si manifesta in tutta la sua completezza. Non ci sono parole, solo sguardi attenti a verifica del lavoro svolto.
Nessun dubbio  il vaso è completato. E’ il vaso d’autore!"

Gianni Tomba