In tutto questo tempo sono state
molteplici le mie visite e ciò mi ha permesso di realizzare diversi progetti
che vorrei condividere attraverso questa pagina.
Sono pensieri, momenti di vita e di lavoro.
Entrare, vedere quell’atmosfera, guardare la gente che all’interno
si muoveva fra luci ed ombre, il rumore dei forni ed i bagliori del magma
crogiuoli, dava l’impressione di aver fatto un balzo all’indietro nel tempo. Mi
avvicinai al maestro e dopo brevi presentazioni lui iniziò a studiarmi e
soprattutto, vedendo la cartella mi sollecitò a presentargli quanto e cosa
avrebbe dovuto realizzare.
Quasi con pudore presi in mano quei fogli e timorosamente iniziò
il mio racconto intorno all’ idea di sviluppare quelle forme. Completamente
digiuno di quella conoscenza rimasi più volte interdetto ad ogni sua domanda
tesa a chiarire quali dovessero essere gli effetti di colore e la scelta delle
dimensioni per ciò che stavo per fare.
Pochi minuti e si stemperò quella tensione che mi possedeva; il
maestro al contrario della prima sensazione non era burbero, ma bensì
consapevole e disposto a prendermi per mano per guidarmi e percorrere con lui questo tortuoso
cammino. Tutto questo è accaduto più volte, anzi ogni volta che mi sono recato
alla fornace è sempre stato un momento di arricchimento e di maggiore
disinvoltura nei confronti di questo materiale che diventava sempre più
gestibile e di maggiore intesa con il maestro che via via si lasciava andare
anche a sorrisi ironici. Le sue parole erano più morbide, i suoi atteggiamenti
nei miei riguardi più semplici e disinvolti. Ecco che si era fusa l’alchimia,
il contatto aveva acceso i nostri animi ed eravamo pronti a cominciare. Tutto
nasceva con molta spontaneità. Io alla lavagna cercavo di tradurre le
dimensioni, gli spessori, di chiarire punti poco chiari.
Iniziava il lavoro, le canne,i ragazzi, il maestro, io, tutti
procedevamo nella stessa direzione e lentamente l’oggetto prendeva forma dopo
essere stato manipolato con maestria. Naturalmente la forma era in essere le
dimensioni rispettate, ma l’opera era ancora mancante. Nella sua totalità tutto
era controllabile, ma non il colore, gli effetti, le miscele delle quali
l’oggetto era stato intriso. Sì,
perché tutto nell’aspetto rovente presentava una monocromia che lo
rendeva illeggibile nel suo aspetto finale. Mani esperte con pinze strane
trasportano l’oggetto nel forno di raffreddamento dove è necessario che rimanga
a decantare per non subire traumi di temperatura che potrebbero causare
screpolature , distacchi o anche rottura dell’oggetto stesso. A quel punto si
interrompe il momento magico della costruzione per rimanere nell’attesa che la
maturazione esalti la scelta dei colori, che si manifesti in tutta la sua
pienezza la scelta fatta degli abbinamenti di colore e degli effetti prodotti
dall’inserimento di venturine o foglie d’oro o d’argento, di filigrane o
murrine o di quant’altro. A questo punto si esaurisce il momento creativo e di
simbiosi fra il maestro e l’artista. Si rimane spiazzati, impotenti, si deve
solo aspettare. Solo il giorno seguente si toglie l’oggetto dal forno e a
questo punto una nuova emotività si accende nel prendere visione dell’opera che
rilascia tutta la sua lucentezza, tutte le sfumature si esaltano, i contrasti
si manifestano con evidente compiacimento, ma non è finito: inizia ora il
lavoro di pulitura, di rifinitura, di molatura per togliere tutte le
imperfezioni prodotte dalla lavorazione. E’un altro lavoro, un altro momento
che richiede esperienza e sensibilità nel saper interpretare quanto si era
voluto fare e soprattutto come lo si era voluto fare. Anche in questo caso il
dialogo d’intesa e di interpretazione diventano fondamentali. Esaurita questa
procedura, finalmente l’oggetto si manifesta in tutta la sua
completezza. Non ci sono parole, solo sguardi attenti a verifica del lavoro
svolto.